Procrastinazione elettorale: se anche tu hai cercato all’ultimo minuto “da che ora si vota”, sappi che non sei solo. In realtà, questo gesto è molto più rivelatore di quanto sembri. Dietro la semplice curiosità dell’elettore last-minute si nasconde un fenomeno psicologico che ci riguarda tutti: la procrastinazione. Sì, anche quando si tratta di un diritto fondamentale come il voto.
Perché rimandiamo proprio tutto, anche il voto
La procrastinazione fa ormai parte della nostra quotidianità. Secondo diversi studi, circa il 20% degli adulti ammette di procrastinare con regolarità, e la percentuale schizza fino al 70% nei contesti universitari. E se ci pensi, anche cercare informazioni su quando si vota all’ultimo secondo è una forma di ritardo. Posticipiamo, rimandiamo, aspettiamo l’ultimo minuto per agire. Ma perché succede, e cosa implica questo per le nostre scelte quotidiane, civiche comprese?
I volti diversi della procrastinazione
Esistono diversi modi di rimandare, o almeno diversi stili con cui lo facciamo. Secondo una ricerca di Vangsness e Young, possiamo distinguere tre profili comportamentali:
- Le tartarughe: metodiche, vanno piano ma costanti
- I ninja: anticipano spesso il momento dell’azione per non essere colti impreparati
- I perditempo: i procrastinatori classici che rinviano finché non scatta l’urgenza
Questi stili si riflettono anche in momenti chiave come le elezioni. Non tutti arrivano al seggio con la stessa mentalità — per qualcuno è tutto pianificato, per altri è una corsa contro il tempo. Cambia il timing, ma il meccanismo emotivo dietro resta simile: gestione dell’ansia, del controllo, del tempo.
Le vere cause dietro il rimandare
Il Professor Joseph Ferrari, uno degli esperti più autorevoli sul tema, ha elencato le principali cause psicologiche della procrastinazione. Nulla a che vedere con la pigrizia: spesso il cuore del problema è emotivo. Tra le cause più comuni troviamo:
- Perfezionismo
- Bassa autostima
- Paura del fallimento
- Ansia generalizzata
- Autosabotaggio
In fondo, il nostro cervello cerca un sollievo immediato, anche a costo di rimandare un compito importante. Questo meccanismo fornisce una tregua temporanea dall’ansia, che però, più a lungo si aspetta, più tende ad amplificarsi. E così continuiamo a rimandare.
L’era digitale non ci aiuta (ma potrebbe)
Oggi abbiamo tutto a portata di clic, ma questa stessa comodità può trasformarsi in una trappola. Quando sai di poter cercare in qualsiasi momento “dove si vota” o “fino a che ora aprono i seggi”, la mente riduce l’urgenza. Percepiamo il compito come gestibile in futuro e posticipiamo. Ma intanto, cresce lo stress, e peggiora la qualità delle scelte.
Più spostiamo avanti un compito, più aumenta l’ansia associata e più fatichiamo a decidere. La procrastinazione non è solo ritardo: è un processo che influenza la nostra capacità decisionale. Studi psicologici hanno dimostrato che tre fattori principali aggravano questa dinamica:
- Scarsa fiducia nelle proprie capacità decisionali
- Scarso focus su obiettivi a lungo termine
- Sensazione crescente di stress e pressione
Strategie concrete per tornare in pista
Uscire dalla spirale della procrastinazione è possibile, ma serve consapevolezza prima ancora di forza di volontà. La Teoria Cognitivo-Comportamentale suggerisce alcuni strumenti utili per iniziare a invertire il trend:
- Allenare la concentrazione: dalle tecniche di respirazione ai timer dedicati, restare nel focus è la chiave
- Ridurre l’ansia: piccole routine e pause regolari aiutano a gestire lo stress legato alle scadenze
- Costruire fiducia: celebrare anche le micro-vittorie rinforza la sensazione di autoefficacia
- Dividere il compito: non guardare l’obiettivo finale, ma il primo passo da fare ora
Conoscersi (anche nel rimandare) è potere
Non tutto quello che chiamiamo “procrastinazione” è negativo. Esiste anche la precrastinazione: chi corre a fare tutto subito per liberarsi del compito, spesso in modo impulsivo e poco ponderato. È l’altra faccia della stessa medaglia. In entrambi i casi, il problema non è tanto nel tempo in cui svolgiamo qualcosa, ma nel rapporto emotivo che abbiamo con quel compito.
Capire come e perché rimandiamo, anche nei gesti più banali come cercare “da che ora si vota”, vuol dire conoscerci meglio. Che tu sia una tartaruga, un ninja dell’organizzazione o un perfetto last-minute, la chiave è la consapevolezza. Osservare senza giudicare. Il cambiamento inizia proprio lì.
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